Solitamente questa rubrica è dedicata a parlare di opere d’arte che hanno come protagonista il cibo e il vino, come ad esempio le nature morte di Giorgio Morandi o l’opera “la vigna verde” di Vincent Van Gogh. In questo articolo, tuttavia, non si analizza solo una singola opera, sebbene le collaborazioni con Château Mouton Rothschild e Dom Pérignon di Jeff Koons siano davvero interessanti per un sommelier, ma le sfaccettature di un artista complesso e affascinante capace di diventare un mito. Prima di scoprire le opere a tema vino dell’artista statunitense, si vuole mettere l’accento su tre attitudini che gli hanno consentito di passare dall’essere un artista squattrinato che lavorava nella finanza per avere soldi sufficienti per vivere e creare le sue opere all’essere il 4° artista più ricco al mondo, con un patrimonio stimato di 500 milioni di dollari.
Jeff Koons: un ritratto privato
Un artista è una persona che nasce con la presunzione – spesso esatta – di poter vincere la morte. Non c’è stato artista nella storia che non ha studiato la morte e le sue forme, che non si è posto domande, che non ne ha avuto paura. Un artista, tuttavia, non ha paura di poter vivere una morte dolorosa. Un artista ha paura di diventare polvere prima di aver cristallizzato le sue idee in un prodotto capace di superare il trascorrere degli anni e di sopravvivere dopo la sua dipartita.
Un uomo comune di sé lascia un figlio destinato – nella stragrande maggioranza dei casi – ad essere conosciuto da un ridotto numero di persone e con un’aspettativa di vita di massimo 100 anni. Un artista di sé lascia una o più opere destinate – nel caso che abbia successo – ad essere conosciute da milioni di persone e con un’aspettativa di vita potenzialmente infinita. E, come un uomo comune, può anche fare uno o più figli se lo desidera.
Nel caso di Jeff Koons i figli sono 7 e nel 2019 la sua opera Rabbit è stata battuta all’asta per 91,1 milioni di dollari.
Jeff Koons e la famiglia
Il primo aspetto della vita di Jeff Koons che merita di essere approfondito è il suo senso della famiglia. E parlo della famiglia che un uomo è capace di crearsi, che sia composta “solo” dalla compagna/moglie o da anche uno o più figli. Ci sono piccoli uomini che vedono il crearsi una famiglia come un ostacolo per la propria carriera e grandi uomini per cui la famiglia viene al pari della propria realizzazione personale. Al pari, non prima, perchè solo un uomo realizzato o capace di realizzarsi è in grado di curarsi al meglio della propria famiglia, senza riversare su essa le proprie frustrazioni.
Una famiglia che funziona è capace di donare le energie per conquistare il mondo, mentre una famiglia che non funziona risucchia i suoi membri fino a uccidere – fisicamente o psicologicamente – il suo membro più debole. Troppo spesso si rimane intrappolati in famiglie disfunzionali per paura del cambiamento, anche se nel 2023, nella parte più ricca del mondo, è semplicemente folle.
Jeff Koons ha avuto una prima figlia ai tempi del college. La madre decise di darla in adozione, nonostante lui non fosse d’accordo e ha continuato a cercarla per tantissimi anni. Di questo ha dichiarato: “mi ha aiutato a farmi desiderare di avere più visibilità in modo che mia figlia potesse trovarmi. Ho sempre sperato che potessimo riconnetterci”. Il suo primo matrimonio con l’ex pornostar italiana Cicciolina – con cui ha combattuto allo stremo per l’adozione del loro unico figlio Ludwig – racconta il suo rapporto con il sesso materializzato nelle opere della serie “Made in Heaven”. Il suo secondo matrimonio con l’artista Justine Wheeler gli ha donato una famiglia funzionale e altri 5 figli.
Tanto la famiglia di origine quanto la famiglia di destinazione sono state fondamentali nella crescita artistica di Jeff Koons. Ogni sua opera è la perfetta fusione tra presente e passato, è interpretazione e ricordo. Come il cocktail set ispirato a quello dei suoi genitori.
Jeff Koons insegna che una famiglia funzionale può essere potenziante per la propria carriera, anche con 7 figli. Certo, la moglie ha abbandonato la sua di carriera per fare la madre. Jeff Koons insegna anche questo: non c’è benessere economico capace di “salvare una donna” dal suo essere prima di tutto una madre, qualora questa abbia almeno un figlio. Nel 2023 non è ancora possibile per una donna avere una carriera straordinaria e uno o più figli e anche se possono esistere eccezioni, queste andrebbero approfondite e in ogni caso non sono la regola.
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Jeff Koons e la resilienza
resiliènza s. f. [der. di resiliente]. – 1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità. 2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale. 3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.
Dal vocabolario Treccani
Jeff Koons è partito con poco, ma con due genitori che hanno valorizzato le sue attitudini e il suo talento artistico e, anche per questo, l’hanno reso prima un bambino sicuro, poi un uomo resiliente. Ha lavorato come broker di materie prime per guadagnarsi i soldi con cui realizzare le sue opere d’arte e si è trasferito proprio a New York per fare arte. Ha fallito, se ne è andato, è tornato. Semplicemente non si è spezzato, si è solo deformato per un periodo. Poi ha ripreso la sua forma originale.
Jeff Koons è un artista, non un sommelier. Certo. Eppure la sua resilienza è un attitudine che anche un sommelier dovrebbe avere. Spesso si comincia questo percorso in età adulta, quando si ha già un’altra carriera avviata o semplicemente si sta lavorando per vivere. Spesso si seguono i corsi la sera, togliendo tempo alla propria famiglia e con grande sacrificio. Spesso è dura, soprattutto per un diploma che quasi sempre rimane confinato a un livello puramente amatoriale. E sia chiaro che anche questo caso va bene. Eppure molti sommelier o aspiranti tali sognano di aprirsi una porta nel mondo del vino e far diventare questa passione un lavoro. Ecco, se questo è il caso e se è la paura a frenare, occorre prendere esempio da Jeff Koons e fare della resilienza la propria attitudine. Bisogna rischiare di fallire. E, nel caso di fallimento, non spezzarsi. Non spezzarsi mai, in generale. Ogni uomo è un criceto che cammina in una ruota costruita da altri, in un sistema imperfetto progettato e realizzato da uomini per altri uomini che presenta errori dagli schizzi preparatori al collaudo finale. Si può cadere dalla ruota anche cento volte, l’importante è trovare sempre le forze e il coraggio di risalirci. Solo così si può vivere facendo ciò che si ama davvero, dal sommelier all’artista.
Jeff Koons e il perfezionismo
Un uomo perfezionista sa che questo è il suo tratto di cui andare più fiero. Il perfezionismo è quanto più separa dalla sciatteria e dalla mediocrità umana, è quella attitudine fondamentale che consente un uomo resiliente di raggiungere qualsiasi risultato. Se la resilienza è la prima attitudine per arrivare al successo, è il perfezionismo a rendere un uomo diverso dalla maggior parte degli altri uomini. Il perfezionismo è la consacrazione stessa dell’Estetica. Ogni uomo conduce la sua vita seguendo una sua personale dottrina filosofica sulla percezione del bello inteso anche come positivo. Quando l’Estetica di un uomo è animata dalla ricerca della perfezione assoluta, questo uomo è destinato a conquistare il mondo. Fine.
Jeff Koons ha passato un’intera vita alla ricerca della perfezione, della resa assoluta. Ha studiato la tecnica, interpellato i migliori scienziati, condotto esperimenti nel suo studio. Il risultato è visibile ad esempio nei suoi famosi cani palloncino con finiture così reali da poter davvero essere confusi con palloncini veri. Jeff Koons non fa del suo meglio – frase tristissima inventata da un uomo mediocre per giustificare la sua pigrizia – ma lavora duramente anche per moltissimi anni fin tanto che la sua scultura non è perfetta. Questo è accaduto ad esempio in Play Doh, uscita dopo 20 anni di sperimentazioni.
Play doh (2014) non è solo una scultura, è la fusione del bambino che è stato e del bambino che ha generato. Play-doh ha come protagonista un oggetto popolare, facile, ancora una volta ispirato alla famiglia. Jeff Koons con la sua arte fa qualcosa di spettacolare e mai visto prima: dissociandosi dall’idea di uno o più soggetti imposti dalla committenza come accadeva ad esempio nel Rinascimento, crea opere dove ogni individuo è protagonista. Tutti i bambini del primo mondo (l’unico che può permettersi di comprare o anche solo apprezzare l’arte), a tutte le latitudini, hanno giocato almeno una volta con il pongo.
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Chiara Bassi
Jeff Koons e il vino
Le due collaborazioni a tema vino che l’artista americano ha firmato con le due celebri cantine francesi hanno in comune l’avere Venere – e quindi la donna e la sua fertilità – come protagonista.
Jeff Koons x Dom Perignon
La Venere di Willendorf, statuetta del Paleolitico ritrovata in Austria e datata al 23.000 a.C. circa è la musa ispiratrice delle Venus della serie Antiquity (2010-2012).
Una statua di grandi dimensioni ridisegnata dall’artista per diventare una scultura, anzi di più, il scenografico contenitore di una bottiglia di Champagne. Spiega Jeff Koons: «Balloon Venus simboleggia l’energia creativa e apre un dialogo con la storia». “Un ponte quindi tra passato e futuro, un oggetto dai colori brillanti e dalle superfici cangianti che avvolgono e seducono chi lo osserva attraverso un dinamico invito alla prova”.
Il Dom Pérignon Rosé Vintage 2003 è il protagonista di questa collaborazione straordinaria. Solo 650 pezzi venduti per circa 15.000 € a collezionisti d’arte e di vino.
Jeff Koons x Château Mouton Rothschild
L’incarico di illustrare l’annata 2010 di Château Mouton Rothschild è stato affidato dalla baronessa Philippine de Rothschild in persona allo scultore americano Jeff Koons che ha realizzato un’etichetta capace di interpretare con piglio moderno un affresco storico della nascita di Venere. [Clicca qui per ammirare le 76 etichette spettacolari della prestigiosa cantina di Bordeaux].
Nonostante il prezzo che superava le 800 €, le bottiglie andarono esaurite ancora prima di essere messe in vendita.
Jeff Koons, un ritratto privato: il film-documentario da vedere
Il talento del regista Pappi Corsicato è espresso in un documentario scorrevole dove tutto è curato e alla ricerca della perfezione come il suo protagonista. Le stesse musiche originali di Enrico Gabrielli sono incredibili. Un film di Nexo Digital che sarà disponibile solo per 3 giorni e merita di essere visto. Prima di tutto per farsi contagiare dalla voglia di riuscire, qualunque sia il proprio sogno, tenuto nel cassetto per troppo tempo dalla paura di fallire.