La Valle D’AostaVallée d’Aoste in francese o Val d’Outa in francoprovenzale –  è una regione con una posizione particolare che, a seconda degli occhi con cui viene guardata, può definirsi strategica o marginale. Ed è proprio questa sua collocazione che ha reso, nel succedersi dei secoli, la sua terra, le sue genti e i suoi prodotti onore o onere a seconda delle convenienze del momento. Naturalmente questo si è riflesso anche nei vini valdostani che, pur avendo una lunga storia dove la viticoltura eroica ha donato vini capaci di affascinare con la loro qualità, non hanno mai incontrato quel successo che avrebbe incoraggiato una crescita qualitativa, quantitativa ed economica del vino e dei suoi attori protagonisti.

Vini valdostani: storia

Antichità

La storia dei vini valdostani è antica come quella delle genti che abitano questa valle dai panorami straordinari. La recente scoperta di vinaccioli nell’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta colloca le prime tracce di viticoltura in questa regione nell’Età del Bronzo. Successivamente, come è accaduto in quasi tutta Italia, sono i Romani ad affinare le viticoltura creando i primi vigneti destinati unicamente alla produzione di vino come raccontano i reperti del I d.C. quali brocche, bottiglie e resti di strumenti enologici.

Dal Medioevo al Barocco

Le prime testimonianze scritte risalgono all’epoca medievale: è stato rinvenuto un atto di donazione di un vigneto del 1.032 d.C., il primo di una lunga serie di documenti che hanno per oggetto il vino e la viticoltura. Il Medioevo tuttavia fu anche teatro di grossi problemi per i vini valdostani: se da un lato gli uomini si dedicavano allo sviluppo della viticoltura, dall’altro i transiti degli eserciti invasori facevano ingenti danni. Per non parlare dell’enorme crisi registrata con la peste manzoniana del 1629-1633 in cui oltre metà della popolazione morì e la restante parte fu devastata da una terribile carestia.

Dall’età napoleonica alla Seconda Guerra Mondiale

Il neo Rinascimento della viticoltura valdostana si ebbe in età napoleonica (1796-1815): per Napoleone la Valle d’Aosta era un territorio strategico da valorizzare e non l’estremo margine di una nazione. Il risultato fu che il vigneto raggiunse la sua massima estensione: le stime sono di circa 3.000 ettari vitati contro i circa 360 ettari attuali. A questo numero si è arrivati a causa di una serie di eventi che hanno portato i vini valdostani verso un rapido declino: la fillossera nel 1850 decimò i vigneti, le guerre mondiali devastarono persone e luoghi, la ferrovia facilitò l’importazione di vini a basso costo e l’industrializzazione rubò le braccia alla viticoltura.

Dagli anni del Boom economico a oggi

Fortunatamente, nell’immediato secondo dopoguerra, nonostante l’agricoltura restava il punto debole del boom economico italiano, anche grazie all’istituzione dell’École Pratique d’Agriculture nel 1951 (successivamente divenuta Institut Agricole Régional) ci fu una trasmissione delle conoscenze teoriche e pratiche e una ricerca di nuove tecniche di coltivazione e vinificazione che riuscirono a elevare la qualità dei vini valdostani con una conseguente crescita di tutti gli aspetti del comparto.

Negli anni ’70 si costituiscono le prime cantine cooperative (oggi 6) che con il loro lavoro e con il successo riscontrato, porteranno alla nascita di cantine private e alla crescita di quelle preesistenti (oggi 40). Nel 1971 prende forma la Donnas DOC che è stata poi inglobata nel 1985 nella prima DOC regionale d’Italia: “Valle d’Aosta” o “Vallée d’Aoste”. Il 25 marzo 2022 è finalmente nato il Consorzio Vini Valle D’Aosta per tutelare e promuovere i vini DOC Valle d’Aosta in Italia, Europa e nel Mondo.

Vini valdostani zone vitivinicole

Vini valdostani: geografia fisica

La Valle d’Aosta è la più piccola regione italiana e si trova al confine con la Francia e la Svizzera nell’Italia nord-ovest. Circondata dalle Alpi e in particolare dai 4 monti più alti d’Italia che superano i 4.000 metri, è composta da una valle principale e da una serie di valli secondarie formatesi durante le glaciazioni.

La Valle d’Aosta è attraversata da un’importante fiume affluente del Po: la Dora Baltea. Inoltre ospita numerosi laghi alpini di origine glaciale, tra cui il lago Verney, e due bacini artificiali, tra cui il lago di Place-Moulin.

Il clima varia a seconda dell’altitudine: nelle vallate c’è un clima continentale, con temperature invernali intorno a 0 °C e temperature estive che superano i 30 °C, mentre in quota c’è un clima alpino, con temperature invernali che sfiorano i -30 °C e temperature estive che non superano i 20 °C. Si tratta di una regione estremamente secca in cui piove pochissimo e questa è una caratteristica estremamente importante per capire i vini valdostani, figli di vigneti in cui si ricorre a un’irrigazione di soccorso (ru).

Vini valdostani zone vitivinicole

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Vini valdostani: zone vitivinicole

In Valle d’Aosta è presente la sola DOC Valle D’Aosta o DOC Vallée d’Aoste, che comprende 3 zone – Alta Valle, Valle Centrale e Bassa Valle – e 7 sottozone: Chambave, Arnad-Montjovet, Donnas, Nus, Torrette, Avrier, Morgex te la Salle. Paragonare la viticoltura della Bassa Valle con quella dell’Alta Valle è complesso in quanto nella prima i vigneti – da cui si elaborano soprattutto vini rossi – si trovano a 300 metri sul livello del mare mentre nella seconda i vigneti – da cui si elaborano soprattutto vini bianchi – si trovano a 1.200 metri sul livello del mare.

Zone vitivinicole valle d’aosta

Vini valdostani: vitigni e vini chiave

I vini valdostani sono elaborati con 38 vitigni sia autoctoni sia nazionali e internazionali. Interessante è l’esempio del nebbiolo, vitigno di origine piemontese, che in Valle d’Aosta ha sviluppato un clone chiamato picotendro. I vitigni autoctoni valdostani sono coltivati praticamente solo in regione. L’unica eccezione è per il vitigno a bacca nera cornalin che ha varcato il confine svizzero ed è divenuto, con il nome di humagne rouge, un simbolo della viticoltura del Valais.

  • Vitigni a bacca nera: bonda, cabernet sauvignon, cornalin, crovassa, diolinoir, dolcetto, freisa, fumin, gamaret, gamay, granoir, mayolet, merlot, nebbiolo, ner d’Ala, neyret, petit rouge, pinot noir, roussin, syrah, vien de Nus, vuillermin.
  • Vitigni a bacca bianca: chardonnay, erbaluce, incrocio Manzoni 6.0.13, marsanne, moscato bianco, muller thurgau, petit verdot, petite arvine, pinot bianco, prié blanc,  sauvignon blanc, viognier.
  • Vitigni a bacca grigia/rosa: traminer aromatico.
Vini valdostani foglia pinot nero

I vini della DOC “Valle d’Aosta” o “Vallée d’Aoste”

I vini possono essere bianchi, rossi, rosati, in versione superiore o spumante metodo classico. In ordine di quantità di produzione: Torrette, Blanc de Morgex-La Salle, Pinot Noir, Chardonnay, Fumin, Petite Arvine, Torrette, Müller Thurgau, Chambave Moscato, Gamay, Pinot Gris, Cornalin, Donnas, Syrah, Petit Rouge, Traminer, Rosé, Nebbiolo, Enfer d’Arvier, Merlot, Arnad-Montjovet, Mayolet, Muscat Petit Grain, Chambave Rouge, Nus Malvoisie, Nus Rouge, Vuillermin, Gamaret. Come si può notare, accanto alla dicitura della DOC può essere messo il nome della zona, del vitigno, del colore o della vinificazione o della zona più una di queste caratteristiche.

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Vini valdostani: cucina tradizionale e abbinamento cibo-vino

La cucina valdostana risente dell’influenza delle zone transalpine limitrofe della Savoia e dell’Alta Savoia (entrambe dipartimenti della regione dell’Alvernia-Rodano-Alpi in Francia) e del Vallese (Svizzera), tanto che si discosta fortemente dalla cucina italiana per due grandi assenti: il grano e quindi della pasta, sostituita dalla polenta di mais, e l’olio extravergine di oliva, sostituito dal burro. Il riso è presente solo in zone delimitate e importate dal vicino Piemonte.

Piccola selezione di formaggi locali con abbinamento vino territoriale

  • Fontina DOP: formaggio a pasta semidura e semicotta grasso prodotto con latte di vacca di una sola mungitura delle razze Valdostana Pezzata Rossa e Valdostana Pezzata Nera. Ha una % di grasso di circa il 49%. Ha un odore intenso e caratteristico e un sapore dolce e delicato. Si può sgrassare con un vino spumante metodo classico Valle D’Aosta DOC Blanc de Morgex-La Salle.
  • Vallée d’Aoste Fromadzo DOP: formaggio a pasta semidura prodotto con latte di vacca di due mungiture delle razze Valdostana Pezzata Rossa e Valdostana Pezzata Nera e a volte è aggiunto una piccola percentuale di latte di capra. Ha un sapore caratteristico fragrante e semi dolce se fresco e leggermente sapido e quasi piccante se stagionato. Dato che può essere aromatizzato con semi di cumino, semi di finocchio o semi di ginepro, può essere anche molto aromatico. Ha una % di grasso che oscilla dal 20% al 35%. Si può abbinare a un vino rosso intenso e speziato, quasi affumicato, come un Valle D’Aosta DOC Fumin.

Piccola selezione di salumi locali con abbinamento vino territoriale

  • Vallée d’Aoste Jambon de Bosses DOP: prosciutto crudo speziato con erbe di montagna prodotto a 1600 m di altezza. Il sapore è sapido con punta di dolce e sottofondo aromatico, con una delicata venatura di fieni e di selvatico. Il grasso si ammorbidisce già a 16-18 gradi, pertanto in bocca, con il calore corporeo, dà immediatamente una sensazione di untuosità. Si abbina a un vino rosso tannico come un Valle D’Aosta DOC Nebbiolo.
  • Valle d’Aosta Lard d’Arnad DOP: lardo molto profumato, con un sapore dolce e delicato. Si abbina a un vino spumante metodo classico rosé Valle D’Aosta DOC.

Piccola selezione di primi piatti locali con abbinamento vino territoriale

  • Seupa à la vapelenentse: zuppa preparata con pane bianco raffermo, fontina, burro e brodo di cavolo verza. Si abbina a un vino rosso aromatico e alcolico che ne asciuga brodo e untuosità derivata dai grassi sciolti come un Valle d’Aosta Torrette DOC.
  • Gnocchi alla bava: gnocchi di patate e fontina con un profumo delicato, una consistenza cremosa e una spiccata tendenza dolce al palato che li rende perfetti con un vino bianco sapido come un Valle d’Aosta DOC Petite Arvine.

Piccola selezione di secondi piatti locali con abbinamento vino territoriale

  • Involtini di Fénis: scaloppine di vitello sanato (ovvero vitello maschio castrato alimentato solo con latte e con latte e uova negli ultimi mesi di vita) arrotolate a involtino e ripiene di  (antico salume a pezzo intero formato da carni magre salate e aromatizzate con erbe aromatiche e aglio, poi lasciate stagionare) e fontina, passate nella farina, rosolate nel burro e cotte nel Brandy e nel brodo di carne. A fine cottura viene aggiunta la panna per ottenere una salsina cremosa. Caratterizzate da aromaticità, grassezza, sapidità e untuosità chiedono un vino rosso giovane e alcolico molto aromatico e con profumi di frutta croccante come un Valle D’Aosta Pinot Noir.
  • Carbonada: carne bovina salata per 12 giorni e cotta lentamente con aglio, cipolla nello stesso quantitativo della carne e lardo affumicato sotto sale. Si aggiunge quindi una salsa di vino bianco o rosso secco, un uovo, farina, cannella, chiodi di garofano, pepe e noce moscata. Si abbina lo stesso vino usato per la preparazione della salsa.

Piccola selezione di dolci locali con abbinamento vino territoriale

  • Tegole valdostane: cialde di zucchero, mandorle, nocciole, farina, burro e uova dal sapore caratteristico e burroso. Si abbinano a un Valle d’Aosta o Vallée d’Aoste DOC Chambave Moscato passito o Muscat flétri.
  • Mécoulin: pane dolce lievitato e soffice tipico di Cogne arricchito con uvetta macerata nel rum. Si abbina a un ice wine Valle d’Aosta DOC passito Blanc De Morgex et La Salle caratterizzato da una delicata dolcezza, sapidità e tanta aromaticità.
Cucina valdostana vino valdostano abbinamento cibo vino

Riflessioni

I vini valdostani sono un celato tesoro della viticoltura italiana ancora da portare alla luce, ma destinato a brillare in un futuro sempre più vicino. Al Consorzio Vini della Valle d’Aosta aderisce il 97% delle cantine vitivinicole regionali ovvero 48 aziende e questo è un numero davvero incoraggiante che segna una grande volontà di fare squadra. Del resto, con 1,5 milioni di bottiglie prodotte in totale destinate sia al mercato nazionale sia a quello internazionale, la scelta più lungimirante è valorizzare la DOC Valle d’Aosta per avere un effetto positivo a cascata su tutti i produttori. Soprattutto quando i numeri di bottiglie sono questi, infatti, c’è davvero spazio per tutti e valorizzare solo il proprio brand personale non è la scelta migliore per nessuno. L’obiettivo di ogni produttore deve essere imprimere a fuoco nella mente di ogni sommelier e winelover l’idea che i vini valdostani della Valle d’Aosta DOC sono un prodotto di qualità, anche adatto a lunghi affinamenti in bottiglia e capace di soddisfare i palati più esigenti con un buon rapporto qualità prezzo.

Fonti

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