Il vino in Libano ha una tradizione antichissima, tanto da essere commercializzato dai Fenici fin dal 1200 a.C. Dal 1916 al 1943 il Libano è stato un protettorato francese e questo ha influenzato molto la viticoltura. In Libano ci sono circa 5.000 ettari di vigneto che producono circa 78.500 ettolitri di vino, per la maggior parte è vino libanese rosso (oltre il 70%). Giusto per far inquadrare le dimensioni della produzione libanese, parlare di 78.500 ettolitri significa parlare di circa 10,5 milioni di bottiglie standard da 75 cl, ovvero di qualche milione di bottiglie in meno di quelle che produce una sola cantina privata italiana di grandi dimensioni come Marchesi Frescobaldi.
Vino libanese: un po’ di storia
La storia della viticoltura in Libano è intimamente legata con quella di un grande popolo che ha abitato queste terre nell’antichità: i Fenici.
Nel 3000 a.C. apparvero le prime testimonianze della civiltà fenicia, ma fu solo verso il 1100 a.C. che questo popolo acquisì, grazie ai commerci nel Mediterraneo, il potere necessario da trasformarlo in una civiltà fiorente. Questa ricchezza si traduceva nell’alimentazione, particolarmente abbondante e varia rispetto agli altri popoli con cui vennero a contatto. E un’alimentazione tanto accurata richiedeva una bevanda capace di accompagnarla e valorizzarla: il vino.
Vino libanese: un viaggio cominciato con i Fenici
I Fenici mangiavano l’uva sia come frutto fresco sia come frutto essiccato. Dalla Bibbia e da altre testimonianze (soprattutto egizie), si può immaginare la terra di Canaan come una terra fertile e con un clima felice per la vite. Nella cultura fenicia il vino era elevato alle offerte e si produceva per essere commercializzato o scambiato con gli altri popoli del Mediterraneo. La città di Ugarit ospitava estesi vigneti terrazzati che non solo garantivano un sicuro approvvigionamento di vino ai magazzini reali, ma la rendevano anche il più grande e importante deposito di vini dell’epoca. Migliaia di giare erano pronte a salpare per tutte le civiltà mediterranee.
I vini fenici erano considerati di grande qualità, tanto che il profeta minore Osea (Regno di Israele, VIII sec. a.C.), nel versetto 14,8 dell’Antico Testamento, scrive “Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano, coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano”.
Di recente è stato scoperto in Libano il più antico torchio da vino fenicio, un’opera di grande maestria fenicia di 2600 anni fa. L’impianto, in straordinario stato di conservazione, aveva una capacità di 1200 galloni di mosto (4542,5 litri).
Purtroppo, quando il Libano divenne parte del Califfato, la viticoltura subì un terribile declino. Il Califfato è la monarchia assoluta islamica che, tra le cose, non tollera il consumo di alcolici. La viticoltura non scomparì solo perchè era tollerata per gli scopi religiosi di quella parte di popolazione cristiana.
Da allora, per ritrovare un’attenzione alla viticoltura, si deve fare un salto temporale fino al 1868, anno in cui l’ingegnere francese Eugène Brun fonda il Domaine des Tourelles e fino al 1930, quando Gaston Hochar fonda il celebre Chateau Musar.
Vino libanese: dall’uva al vino
Vino libanese: i vitigni
I vitigni coltivati in Libano sono soprattutto vitigni internazionali provenienti dalla Francia come chardonnay, sauvignon blanc, sémillon e ugni blanc tra quelli a bacca bianca e cabernet sauvignon, merlot, cinsaut, carignan, grenache, syrah, e mourvèdre tra quelli a bacca nera.
Sono presenti anche due vitigni autoctoni a bacca bianca molto interessanti: l’obaideh e il merwah. Dell’obaideh non si conoscono le origini, ma alcune ipotesi – mai confermate – lo ritengono un clone locale dello chardonnay. Il merwah è un antico vitigno di origine fenicia imparentato con il sémillon.
Vino libanese: la viticoltura
Oggi la viticoltura in Libano è volta alla qualità ottenuta con un lavoro puntuale in vigna e basse rese per ettaro. Tuttavia, la viticoltura di qualità, è possibile solo nell’altipiano della Valle della Bekaa e nei pendii circostanti in quanto in pianura il clima è troppo caldo. I vigneti sono per lo più collocati intorno ai 1.000 m s.l.m. dove le temperature non superano mai i 25 °C e c’è una buona escursione termica giornaliera che favorisce lo sviluppo dei profumi negli acini. Questa viticoltura libanese “di montagna” avviene su vigneti terrazzati sviluppati talvolta su terreni con pendenze molto forti. Qui, durante il ciclo vegetativo della vite, non piove praticamente mai e le condizioni siccitose sono mitigate solo dallo scioglimento delle nevi delle montagne più alte. Un altro fattore d’aiuto per la vite sono i terreni rocciosi, argillosi e ricchi di ghiaia, che hanno una buona ritenzione idrica senza innescare ristagni.
Vino libanese: l’enologia
Le tecniche enologiche e gli stili produttivi sono molto vari: ci sono aziende che seguono una filosofia tradizionale e l’impiego di botti grandi con la produzione di vini non di eccelsa qualità, altre aziende applicano strategie più moderne con passaggio in barrique.
Nel 1997, quando nacque l’Unione Vinicola del Libano, le cantine vitivinicole erano 8. Nel 2020 le cantine vitivinicole sono arrivate a 50 e questo dimostra come il vino libanese sia in crescita, anche favorito dal successo internazionale. Più della metà delle bottiglie prodotte, infatti, viene esportato. Nel mentre, nel 2013, è nato l’Istituto Nazionale della vigna e del vino libanese e, pur non essendoci ancora un’equivalente delle DOP europee, si stanno mettendo le basi per una codificazione e una regolamentazione di un sistema di qualità.
Vino libanese: Chateau Musar e i vini più importanti
Vino libanese fa rima con Chateau Musar, l’azienda fondata nel 1930 da Gaston Hochar, allora appena ventenne. In seguito suo figlio maggiore, Serge Hochar, già ingegnere civile, si iscrisse alla facoltà di enologia di Bordeaux per prendere in mano l’azienda di famiglia che stava già riscuotendo un notevole successo. Nel 1959 Gaston Hochar lascia il timone al figlio che diventa l’enologo di Chateau Musar. Ambiziosissimo, è proprio Serge Hochar a creare il mito di Chateau Musar nel mondo.
Chateau Musar produce, tra gli altri, due vini che si possono definire emblemi della qualità del vino libanese: il Chateau Musar Rosso da un blend di cabernet sauvignon, carignan e cinsault e lo Chateau Musar Bianco da un blend di obaideh e merwah, entrambi venduti a circa 50 € per la bottiglia standard.
Vino libanese e gastronomia locale
Il vino libanese non offre una scelta molto ampia, ma permette di realizzare gradevoli abbinamenti con la cucina di terra delle zone interne e con quella di mare sulla costa.
Cucina libanese
La cucina libanese è caratterizzata da una perfetta fusione di elementi turchi e arabi, con cumino, coriandolo e zenzero su una forte base francese. Gli ingredienti principali sono le verdure, la frutta, i cereali, le nocciole e i legumi, tutti valorizzati da un’abbondanza di spezie ed erbe aromatiche. Alcuni di questi piatti sono famosissimi in tutto il mondo: ad esempio l’hummus di ceci è ormai un caposaldo della cucina vegetariana e vegana anche in Europa. Questi piatti sono sempre accompagnati dal lavash, una specie di piadina di acqua, farina e sale dichiarata dall’Unesco patrimonio immateriale dell’umanità nel 2014. Tra i dolci si ricorda il knafeh, sottili strati di pasta di semolino bagnati con uno sciroppo dolce a base di estratto di rose e zucchero e farciti di kaymak (un formaggio di origine turca popolare in tutto il Medioriente e nei Balcani), noci, pistacchi e mandorle che forma una sorta di mattonella rivestita di pasta fillo.
Knafeh vegano, © Zena (زينة), blog Zen and Zaatar
Abbinamento vino libanese e cucina libanese
Il kibbeh (polpette di manzo e agnello al profumo di menta) si può abbinare al pregiato Chateau Musar rosso. Il siyyadiyeh (crostacei gratinati, pesci arrosto, riso e spezie con salse piccanti) si abbina ad un morbido Chardonnay della Valle della Bekaa. Il shish taouk (carni bianche marinate in olio, prezzemolo e sumac cotte alla griglia) si abbina ad un vino arcaico elaborato dai vitigni autoctoni obaideh e merwah. Il tabouleh (insalata a base di burghul, una specie di cous cous con cetrioli, cipolle e peperoni con menta, limone e pepe rosa) si abbina ad un delicato sauvignon sempre della Valle della Bekaa.
Kibbeh, immagine di cortesia da Unilever Food Solution Arabia
Usi e costumi legati al rito del cibo
Le meze libanesi sono dei piccoli bocconi di cibo che ricordano le tapas spagnole… e non è un caso dato che dal Libano hanno conquistato prima i Balcani e poi tutto il Mediterraneo. Non sono da considerarsi solo un antipasto, ma un pasto completo che viene condiviso in gruppi sociali, soprattutto in occasioni informali e in caso di ospiti improvvisi per la loro facilità di preparazione. Le meze sono composte da più servizi, ognuno contenente 4 o 5 diversi piatti che possono essere di carne, di pesce o vegetariani. Anche l’ordine con cui vengono servite è prestabilito: nel primo servizio sono presenti i piatti a base di yogurt e olive, nel secondo servizio i piatti a base di uova e verdure e infine nei servizi successivi i piatti di pesce e di carne. Si abbinano al vino o a un distillato di anice (Arak).
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Concetti chiave per studiare insieme
Una sintesi delle cose da sapere sul vino libanese organizzata per studiare comodamente.
Il clima in Libano
Clima molto caldo (condiziona negativamente la viticoltura di qualità, che diventa possibile solo sui pendii della Valle della Bekaa anche oltre i 1000 mt caratterizzata da notti fresche e sufficienti piogge).
I terreni in Libano
I terreni sono rocciosi e ricchi di ghiaia con una grande ritenzione idrica. In alcune zone, invece, sono ricchi di calcare e ferro.
La viticoltura in Libano
Il sistema di allevamento più diffuso è il gobelet (alberello a vaso con ceppo di 20 cm e 3/4 branche ognuno portante diversi speroni, sistema ottimale per sfruttare i pendii).
I vitigni in Libano
- Vitigni a bacca bianca: chardonnay, obaideh, merwah, sauvignon blanc, sémillon, ugni blanc.
- Vitigni a bacca nera: cabernet sauvignon, merlot, cinsaut, carignan, grenache, syrah, mourvédre.
Vini & zone chiave in Libano
- Valle della Bekaa (circa 10 cantine). Chateau Musar a nord di Beirut (fondata nel 1930 da Gaston Hochar) che produce vini importanti di stile internazionale il cui 80% della produzione è esportato. Cabernet sauvignon e cinsaut danno blend che richiedono un lungo invecchiamento in bottiglia per sviluppare un grande potenziale evolutivo ed esprimono profumi di confettura di ciliegia, humus, cacciagione e legno di sandalo. Chateau Musar bianco (con vitigni autoctoni obaideh e merwah) famoso vino con sentori di burro, resina, limone, cera morbido e molto persistente.
Conclusione
Il vino libanese è sicuramente qualcosa di poco conosciuto in Italia, eppure ha una tradizione così antica che merita di essere approfondita. Con la sua posizione strategica nel Mediterraneo, a cavallo di tre continenti, il Libano ha ospitato culture diverse che hanno a loro volta influenzato la storia della vite e della cucina. Il risultato è un incontro di profumi, tecniche e risultati di grande fascino.
Un’ultima curiosità? Cana, l’antica città della Galilea dove avvenne il primo miracolo di Gesù secondo il Vangelo di Giovanni è proprio in Libano, forse vicino al porto meridionale di Tiro. Qui Gesù fece riempire d’acqua 6 giare di pietra e la trasformò in vino di grande qualità… proprio come doveva essere un vino libanese!
Immagine di cortesia dell’ affresco di Giotto raffigurante le Nozze di Cana, Cappella degli Scrovegni (Padova, Italia)
Cheers 🍷
La foto di copertina è di Getty Images.
Non ho mai assaggiato nessun vino libanese, ma ora sono curioso. Ha qualche enoteca online da consigliarmi con buoni prezzi? Grazie e complimenti per il suo lavoro. L.